Fabio Baldato ha cambiato pelle con la BMC diventata CCC. Ma il cuore del diesse è sempre uguale. Alla vigilia del Giro d’Italia numero 102 il “Baldo” fa un pò il punto della situazione sul Giro, visto dalla parte dei diesse.
“Un Giro ahimè con sempre meno corridori italiani (sono 53 al via ) è un po’ la conseguenza di un ciclismo che sta cambiando pelle, un ciclismo che sta correndo sempre più veloce, moderno, tecnologico e chi non è al passo con i tempi rischia di perdere il ritmo. Al Giro l’italianità è rappresentata soprattutto dai team come Androni, Bardiani e Vini Fantini che cercano di far emergere corridori “nostrani”. La gran parte dei team world tour che annovera corridori italiani preferisce dirottarli, se in forma, sul Tour de France. Sono scelte della direzione tecnica dei team, del gruppo dei direttori sportivi che ormai è globalizzato e fa scelte che vanno oltre i confini nazionali”.
Per i direttori sportivi italiani questo è un Giro “moderno”?
“Certamente – continua Fabio Baldato -. Un Giro d’Italia bello, che mi piace, concentrato nei trasferimenti, che sono limitati e quindi vanno a tutto vantaggio dell’intensità della corsa e permettono ai corridori di recuperare. Perché noi diesse non dobbiamo mai dimenticare che a dare spettacolo sono i corridori. Poi ci sono crono interessanti, le montagne con passi davvero impegnativi, di sicuro un Giro che piace ai diesse che devono mettere più fantasia quest’anno per regalare spettacolo che, sono sicuro, ci sarà molto più dello scorso anno”.
Cosa fare per rilanciare il nostro ciclismo ?
“Lo abbiamo detto tante volte. Noi direttori sportivi dobbiamo impegnarci in prima persona a far ripartire il movimento giovanile o il serbatoio di corridori italiani che abbiamo rischia di svuotarsi sempre più. Il sogno di tutti è di avere un team world tour di matrice italiana ma certamente dobbiamo pensare ad un mondo globalizzato. E anche noi diesse quando saliamo sull’ammiraglia indossiamo la casacca di quel team, esattamente come un giocatore di calcio che un anno gioca con la Juve, l’anno successivo con il Milan e poi ancora con l’Inter e così via. Certamente un diesse gioisce quando vice un atleta italiano anche se sale alla guida di un altro team di matrice non italiana ma qualcosa comunque si sta muovendo. Noi direttori sportivi stiamo prendendo consapevolezza che dobbiamo essere uniti e cercare soluzioni che possano far ripartire tutto il nostro movimento”.
Parlando del Giro 2019 ?
“C’è un buon gruppo di corridori italiani che di sicuro emergeranno. Su tutti Nibali, Pozzovivo, Caruso, De Marchi. Un segnale che stiamo lavorando bene è che alcune squadre straniere, Dimension Data, Israel Academy, Deceuninck – Quick Step e tante altre stanno cominciando a pescare corridori italiani portandoli in World Tour. Vuole dire che stiamo lavorando bene alla base. E ci stiamo modernizzando”.
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