A TU PER TU CON PAOLO SLONGO: ELETTO MIGLIOR DIRETTORE SPORTIVO DELLA STAGIONE

Paolo Slongo è stato eletto «miglior direttore sportivo della stagione»: lo ha decretato una classifica on line di Tuttobiciweb, attribuendo al tecnico veneto della Bahrain Merida 4.492 voti (37% del totale) con Davide Bramati (Quick Step Floors) che ne ha raccolti 4.091 e il 33% mentre al terzo posto si è piazzato Giovanni Ellena della Androni Sidermec con 3.724 voti pari al 30% del totale.
I voti dei lettori sono stati sommati a quelli di una giuria composta da direttori sportivi italiani (che hanno dato la loro preferenza a Davide Bramati) e a quelli della redazione di tuttobiciweb, che invece si è divisa praticamente in maniera equa tra i tre candidati.
La somma dei voti ha premiato quindi Paolo Slongo che nel corso della Notte degli Oscar, in programma a Milano il 20 novembre prossimo, riceverà il Gran Premio GR Grafiche.” (da Tuttobiciweb)

Una classifica, quella relativa ai direttori sportivi, che rilancia la figura del diesse alla guida dei team. Una figura complessa, che negli anni si è evoluta, specie nella categoria del mondo dei professionisti, si è specializzata. Molto ha contato l’evolversi delle nuove forme di ciclismo globalizzato, di nuove esperienze extra Italia, di nuovi mondi che si sono avvicinati al ciclismo. Dal ciclismo italiano tutti hanno attinto, ma nel tempo, da paesi di cultura anglosassone, sono arrivati nuovi stimoli e nuove esperienze che hanno reso lo sport delle due ruote sempre più tecnologico, evoluto, tralasciando anche l’aspetto romantico che lo aveva avvolto per decenni.

Paolo Slongo dicevamo ha vinto il trofeo di miglior direttore sportivo dell’anno. Ma proprio in Paolino Slongo, trevigianissimo, si incontrano e si intersecano le nuove forme del ciclismo. La figura del direttore sportivo, quella dell’allenatore – preparatore, quella dell’organizzatore e dell’utilizzatore di sistemi tecnologici e informatici per la preparazione specifica dell’atleta, del corridore. Fissando per obiettivi, che passano attraverso ad esempio il Tour de France o il Giro d’Italia o le classiche, la preparazione del corridore.

Che figura è quella del direttore sportivo oggi, Paolo Slongo?

“Innanzitutto ringrazio tutte le persone che mi hanno votato. E hanno speso del tempo per me. Fa sempre piacere ricevere attestazioni per il lavoro svolto. Soprattutto è un premio che dedico a tutti i miei colleghi, a tutti i direttori sportivi, in particolare del mio team che con me hanno lavorato sodo con me nell’anno appena trascorso. A Volpi per il Giro di Lombardia vinto con Nibali e a Stangerlj che mi ha affiancato al Giro e alla Vuelta. Il ruolo del diesse oggi? Partiamo da lontano, per la mia esperienza. Io nasco ovviamente corridore. Ma ho sempre è preferito l’ammiraglia alla bici. Ho fatto la gavetta vera. Dall’ammiraglia nelle categorie giovanili, alla categoria donne e alla nazionale. E poi la grande esperienza con il Liquigas Camp che mi ha permesso di affinare il mio desiderio di concentrarmi sulla preparazione, sulla tecnologia, sugli atleti. Ho toccato tutte le categorie giovanili. In quelle giovanili la figura del direttore sportivo è centrale. La persona che fa tutto, dal preparatore, alla ricerca di sponsor al meccanico e tanto altro. Purtroppo devo constatare che c’è poco ricambio. Vedo che ci sono sempre gli stessi volti che girano, gli stessi di quando ero giovane io e questo non va bene. Servono si esperienza ma anche volti nuovi, ventate di aria fresca. Poi salendo di categoria il mondo cambia”.

Dalle giovanili ai professionisti, come cambia il ruolo del diesse?

“Categoria superiore : World Tour e Professional. Specie nella massima serie, quella World Tour i ruoli cambiano e si va verso la specializzazione. Nel team Barhein ad esempio. Ogni direttore sportivo, che all’estero ha ovviamente un appellativo differente, ha compiti diversi. Nel mio caso io mi ritengo un allenatore, anche se la Federciclismo ancora non riconosce questa tipicità con una tessera specifica. Quindi mi occupo della preparazione dell’atleta o comunque di un gruppo di atleti. Perché all’interno della squadra i corridori sono suddivisi in sottogruppi. E ogni gruppo ha il proprio meccanico, il proprio medico, il proprio dietista. Il gruppo dei direttori sportivi è suddiviso ognuno con le proprie specialità dicevo. Chi si occupa del materiale, dalle biciclette ai cambi, ai pedali, alle bici da crono da portare ad esempio alla galleria del vento, ai telai che siano sempre più performanti e ha in consegna il materiale, abbigliamento compreso. Chi si occupa invece della logistica, alberghi, ritiri, aerei etc, perché muovere un grande gruppo in più zone del mondo non è semplice. Chi invece si occupa dei mezzi. Abbiamo pullman, furgoni, ammiraglie, tanti mezzi appunto. E c’è bisogno di chi tenga sempre aggiornato tagliandi, olio, gomme, chilometraggio, controllo dei telepass, multe e tanto altro. I mezzi sono molti e devono essere sempre funzionanti. Il team manager sta al di sopra di questa piramide aziendale. Ad esempio noi abbiamo i computer con delle cartelle condivise, dei drive con i quali ci scambiamo informazioni, problematiche su atleti o bici o mezzi o gare, perché ovviamente c’è anche un calendario internazionale da organizzare. Tutti devono sapere tutto. E di tutti. E a seconda delle gare e delle specificità di un gruppo di atleti sarà questo o quel diesse a seguirli. E’ necessario conoscere le lingue e sapersi districare in un mondo globalizzato perché ora il ciclismo va dall’Italia alla Cina al SudAfrica. E non si ingaggiano più i ragazzi fuori della porta di casa. Anche gli stessi atleti devono capire che fare ciclismo diventa una professione a tutti gli effetti e non più un gioco. E’ richiesta sempre più la massima serietà e professionalità. Ed è necessario essere al passo con i tempi”.

  • ADISPRO

    Adispro è l’associazione italiana che raggruppa i direttori sportivi del ciclismo nazionale con lo scopo di tutelare gli interessi professionali incoraggiando iniziative utili alla categoria.